Appunti delle lezioni di letteratura italiana del professor Bellini.
Sono sinteticamente presentate la vita e le opere di alcuni dei maggiori autori tra il XII e il XVI secolo: Petrarca, Boccaccio, Machiavelli, Ariosto, Tasso, Parini.
LETTERATURA ITALIANA
Appunti della lezione di letteratura italiana del prof. Bellini,
a.a. 2008-09
Appunti di Livia Satriano
www.tesionline.it FRANCESCO PETRARCA (1304-1374)
Vita:
20 luglio 1304 Francesco Petrarca nacque ad Arezzo da Eletta Canigiani e da ser
Pietro, detto Petracco. Il padre era stato bandito da Firenze come guelfo bianco.
L’esilio portò la famiglia, dopo Arezzo, a Pisa (1311) e infine Avignone (1312).
Fu indirizzato dal padre alla professione giuridica e frequentò l’Università di
Montpellier e successivamente quella di Bologna.
La necessità di provvedere alla propria sistemazione economica lo indusse ad
intraprendere la carriera ecclesiastica.
Nel 1337 rientrò in Provenza e maturò la decisione di impegnarsi a fondo nel lavoro
letterario ritirandosi in solitudine fuori della città, a Valchiusa. (Vaucluse).
Nel 1341 a Roma venne consacrato con una cerimonia ufficiale “grande poeta e storico”
in Campidoglio.
Di ritorno ad Avignone strinse amicizia con Cola di Rienzo, di cui avrebbe sostenuto di
lì a qualche anno il tentativo insurrezionale.
Tra il 1342 e il 1343 Petrarca fu colpito da una profonda crisi spirituale, soprattutto
per a causa dell’inaspettata monacazione del fratello Gherardo.
Il 1348 è l’anno della peste, che causerà la morte di alcuni dei suoi amici più cari e di
Laura.
Dopo aver trascorso per qualche tempo presso la corte dei Visconti a Milano, Petrarca
si trasferirà definitivamente nel territorio della Repubblica di Venezia, ad Arquà dove
morirà nel 1374.
Caratterisitiche del suo temperamento:
Cosmopolitismo
Professione intellettuale come missione civile ( arbitro tra le parti e
consigliere di principi)
Ricerca nelle sue opere della perfezione formale
“Umanesimo” come rivalutazione dell’uomo e della sua dignità intellettuale (che
l’antichità pagana aveva esaltato e il cristianesimo medievale, al contrario,
aveva mortificato subordinando l’umano al trascendente) ma sempre nell’ambito
di un tentativo di conciliazione tra saggezza pagana e spiritualità cristiana.
Appunti di Livia Satriano
www.tesionline.it Opere:
Il Canzoniere
Datazione: Petrarca lo andò costituendo nel corso di un quarantennio (1335-74)
Genere: raccolta di liriche
Struttura: chiamato anche “Rerum vulgarium fragmenta” (frammenti di cose volgari),
è una raccolta di rime volgari (365 = come il numero dei giorni dell’anno + 1 proemio
generale) nate autonomamente in margine a occasioni diverse.
Temi: la principale tematica trattata al suo interno è la vicenda del suo amore non
corrisposto per Laura. L’opera infatti può essere suddivisa in due parti: le rime in vita
e le rime in morte di Laura anche se la suddivisione risulta piuttosto flessibile.
Passione amorosa come simbolo dell’inquietudine esistenziale di ogni uomo.
Laura non incarna più la figura di donna-angelo degli stilnovisti, di intermediaria tra
l’uomo e Dio, bensì è una creatura terrena più vicina alla realtà dei contrasti affettivi
che tormentano i cuori degli uomini.
La figura di Laura è come trasfigurata, sublimata dal filtro del ricordo e a ben
guardare l’oggetto reale del libro è proprio l’”io” del poeta con i suoi dissidi, primo fra
tutti il contrasto fra l’aspirazione al divino e l’attaccamento agli affetti umani.
La letteratura come mezzo che permette al poeta di attenuare il suo dolore
Elaborazione: Petrarca compì un incessante lavoro di rifinitura sul testo (si contano
ben nove “forme” diversamente riviste dal punto di vista della struttura), mirato sia a
esercitare un rigoroso controllo sul lessico e sulla struttura ritmico-fonico-sintattica,
sia a dotare il libro di una meditata disposizione interna delle singole parole.
Stile: il Canzoniere presenta dunque un equilibrio interno che è insieme lessicale,
stilistico e compositivo:
1. lessico “attenuato”
2. sintassi semplificata, distesa e ampia
3. tono medio-alto, elegante “medietà”
Modelli: come influenze letterarie risente dell’esperienza della lirica provenzale e del
trobar clus di Arnaut Daniel, si colgono inoltre suggestioni della poesia siculo-toscana
di matrice guittoniana e, in misura maggiore, di quella stilnovistica e di Dante.
I Trionfi (Triumphi)
Datazione: avviati intorno al 1351-52, furono protratti fino all’anno della morte (1374)
e lasciati incompiuti.
Genere: poema allegorico
Struttura: in quattro libri, in terzine
Appunti di Livia Satriano
www.tesionline.it Temi: il lungo testo è articolato in sei successive visioni e in altrettante
personificazioni allegoriche, cioè Amore, Pudicizia, Morte, Fama, Tempo, Eternità che
si oppongono dialetticamente l’una all’altra secondo uno schema di contesa a due a due
in base al quale, ogni volta, una delle due celebra il proprio trionfo sull’altra.
Stile: scritto in lingua volgare, massiccia presenza di riecheggiamenti e calchi
danteschi.
Modelli: fra i modelli di riferimento per i Trionfi si colloca la Commedia di Dante che
le fa da vero e proprio modello formale.
De viris illustribus
Datazione: iniziato nel 1338-39
Temi: consiste in una rassegna compilatoria di biografie di uomini illustri del mondo
antico.
L’Afric a
Datazione: iniziato nel 1338-39
Genere: poema epico
Struttura: verosimilmente, nelle intenzioni dell’autore, il numero dei libri dell’Africa
avrebbe dovuto eguagliare il numero canonico di dodici, tipico dei poemi epici latini.
Tuttavia il suo ambizioso progetto rimase incompiuto (a nove libri).
Temi: fu composto sull’esempio dell’Eneide virgiliana e diretto a celebrare, nella figura
di Scipione l’Africano, la vittoria di Roma su Cartagine nella seconda guerra punica e
insieme a fornire un rapido compendio di storia romana.
Stile: scritto in esametri latini
Modelli: se nell’impianto generale, nella struttura metrica e nello stile del poema la
principale fonte d’ispirazione è Virgilio, per quanto riguarda i contenuti storici l’Africa
deriva i materiali prima di tutto da Tito Livio (Ab urbe condita) ma anche da Ennio
(Annales).
Rerum memorandarum libri
Datazione: scritti tra il 1343 e il 1345,
Genere: compilazione storica in prosa
Temi: episodi e aneddoti celebri, antichi e moderni, che si prestassero a fornire esempi
delle quattro virtù cardinali.
Modelli: Valerio Massimo
Il Secretum (De secreto conflictu curarum mearum)
Datazione: fu composto nel 1347, di poco posteriore alla cosiddetta crisi spirituale
(1342-43, che è però la data in cui si svolge l’azione raccontata nel libro).
Appunti di Livia Satriano
www.tesionline.it Genere: dialogico
Struttura: suddiviso in tre libri
Temi: narra di un ipotetico dialogo che si svolge fra l’autore e Sant’Agostino alla
presenza della Verità, muta garante, sulla condizione degli uomini e sulla loro perenne
inquietudine esistenziale.
Agostino individua la radice del tormento che affligge Francesco nella sua mancanza
di volontà (libro I); passa in rassegna i sette peccati capitali ravvisando le colpe
maggiori di Petrarca nella superbia, nella lussuria e nell’accidia (libro II); esprime una
severa condanna nei confronti dell’amore che il poeta prova per Laura e per la sua
ricerca di gloria (libro III).
Stile: scritta in prosa latina, l’opera si presenta come un’ autobiografia spirituale che
più che del dialogo si serve di un vero e proprio monologo interiore.
De vita solitaria
Datazione: iniziato nel 1346
Genere: trattato morale
Temi: Petrarca teorizza la solitudine come condizione necessaria dello spirito per
raggiungere l’affrancamento dal mondo e dalle passioni e riscoprire la propria
interiorità.
De otio religioso
Datazione: scritto nel 1347, in seguito alla prima visita fatta al fratello Gherardo dopo
la moncazione.
Genere: trattato morale
Temi: l’accento viene posto più sulla constatazione della serenità derivante dalla vita
religiosa che rifugge ogni bene terreno (vanità dei beni terreni che sarà anche il tema
centrale della successiva raccolta De remediis utriusque fortunae).
Le Epistole
Datazione: a scriverle iniziò prestissimo (almeno dal 1325) poiché era anche attraverso
la corrispondenza che poteva esercitare al meglio la sua funzione pubblica di letterato.
E’ solo nel 1345 però che concepì l’idea di riunire e sistemare ordinatamente le proprie
lettere in un’opera da destinare alla pubblicazione.
Genere: epistolare
Struttura: divise in raccolte
Familiari (dedicata all’amico fiammingo Ludovico di Kempen), iniziata nel 1349
e comprendente 350 lettere divise in ventiquattro libri, l’ultimo dei quali
riservato alle lettere fittizie indirizzate ai “più illustri degli antichi”.
Appunti di Livia Satriano
www.tesionline.it Senili (dedicate all’amico Francesco Nelli), che comprende 125 lettere, fu
avviata nel 1361 e fu pubblicata postuma suddivisa in diciassette libri dopo i
quali fu collocata l’epistola Posteritati.
A distinguere dalle Familiari le Senili non sono i contenuti (che spaziano dall’ambito
politico alle prose polemiche alla riflessione filosofico-morale), bensì l’atmosfera più
pacata e meditativa.
Da questo insieme rimasero escluse quelle epistole, riunite poi sotto l’unico titolo di
Sine nomine, nelle quali il poeta attaccava duramente la politica papale.
Infine in una quarta raccolta furono fatte confluire le cosiddette
Varie, cioè oltre 75 lettere rinvenute dopo la sua morte.
In una sezione a sé stante dell’epistolario Petrarca confinò le 66 Epistole metricae,
scritte cioè in versi (esametri), ma sempre in latino, le quali risalivano nella quasi
totalità agli anni giovanili.
Temi: si va dalla poesia delle piccole cose ai grandi temi esistenziali, all’introspezione
psicologica e alle vicende autobiografiche.
Petrarca si serve delle epistole anche per adempiere alla sua funzione pubblica di
letterato: viene così tracciato un autoritratto letterario, un profilo di maestro e di
saggio, dispensatore di lezioni di vita agli amici e ai discepoli: si crea così un ideale
cenacolo, del quale chiama a far parte anche gli antichi autori, con cui ama
immaginare di colloquiare.
Stile: sono scritte in prosa latina. Registro solenne e oratorio. Necessità di svincolare il
più possibile le lettere dall’occasione precisa per cui le aveva scritte per elevarle a
riflessioni generali
Modelli: le epistole Ad familiaries di Cicerone ma soprattutto l’erudizione delle
epistole filosofico-morali di Seneca.
Appunti di Livia Satriano
www.tesionline.it ALCUNE NOVELLE DEL DECAMERON
IV GIORNATA: NOVELLA V, LISABETTA
NARRATORE: Filomena
SNODI NARRATIVI:
1. Scoperta della tresca - omicidio - domande di Lisabetta
2. Sogno - scoperta del cadavere - culto per il vaso
3. Sottrazione del vaso
4. Morte di Lisabetta
TEMATICHE:
Amore infelice
Conflitto amore/interessi
RIASSUNTO:
Vivevano a Messina tre fratelli mercanti assai ricchi che avevano ereditato tutte le fortune del
padre. Viveva con loro anche la sorella Lisabetta che, nonostante la sua bellezza, non era
ancora maritata. Per i tre fratelli lavorava Lorenzo, un ragazzo bello e aggraziato che
amministrava i beni di famiglia e di cui Lisabetta finì per innamorarsi. Una notte, mentre la
ragazza entrava furtivamente nella camera del ragazzo, uno dei fratelli di lei la scoprì e,
raccontata la scoperta agli altri due fratelli, insieme decisero di mantenere alto l’onore della
famiglia facendo finta di niente fino a quando si sarebbe presentata l’occasione propizia. I
ragazzi, dovendo recarsi fuori città per una commissione, come d’abitudine portarono con
loro Lorenzo e, arrivati in un luogo isolato, lo uccisero e seppellirono. Lisabetta, preoccupata
per la prolungata assenza dell’amante, chiese ai fratelli dove egli fosse e questi risposero che
egli si trovava ancora in viaggio. La ragazza piangeva in continuazione per il suo amore e una
sera, dopo essersi addormentata, le apparve in sogno il giovane, pallido, con i capelli arruffati
e i vestiti in brandelli, che le riferì di essere stato ucciso dai suoi fratelli e le rivelò il luogo
della propria sepoltura. La mattina seguente Lisabetta si recò sul luogo mostratele in sogno ed
iniziò a scavare riportando alla luce il cadavere dell’amato. Non potendo trasportare l’intero
corpo, staccò allora con un coltello la testa che portò con sé a casa e sotterrò in un vaso di
basilico. Questo crebbe rigoglioso, bagnato dalle lacrime versate dalla ragazza. I tre fratelli
però, venuti a sapere dai vicini del vaso, glielo sottrassero di nascosto. La povera Lisabetta per
la disperazione si ammalò ma mai smise di chiedere del suo vaso di basilico. Allora i fratelli,
incuriositi per l’insistenza, lo svuotarono e riconobbero il capo di Lorenzo in decomposizione.
Terrorizzati dalla scoperta si trasferirono da Messina a Napoli per tenere nascosto il loro
reato. Dopo breve Lisabetta, senza la reliquia sulla quale poter piangere, morì.
Appunti di Livia Satriano
www.tesionline.it V GIORNATA: NOVELLA IX, FEDERIGO DEGLI ALBERIGHI
NARRATORE: Fiammetta
SNODI NARRATIVI :
1. Amore non corrisposto di Federigo per Monna Giovanna
2. Caduta in povertà di Federigo e trasferimento in campagna col falcone, unico bene
3. Trasferimento in campagna di Monna Giovanna, divenuta vedova, e del suo figliuolo
4. Malattia del figlio e desiderio espresso
5. Cena da Federigo e richiesta
TEMATICHE:
Sintesi fra ideologia cavalleresca ed ideali borghesi nella figura di Federigo, portatore
dei valori della cortesia e della concretezza
RIASSUNTO:
In questa novella il Boccaccio narra, circondata da un mondo di nobiltà e cortesia, la storia di
un uomo “vinto” dalle cose, Federigo degli Alberighi.
Costui era innamorato di una giovane, madonna Giovanna, che però non corrispondeva il suo
amore. Il giovane Federigo, per farsi notare dalla ragazza, faceva spese folli. Fu così che pian
piano dilapidò tutte le sue ricchezze. Quindi non potendo più vivere decorosamente in città, si
ritirò in un suo podere di campagna recando con sé il suo pregiato falcone che, oltre al podere,
era l’unica cosa che gli fosse rimasta.
Nel frattempo Monna Giovanna si era sposata e aveva avuto un figlio; quando quest’ ultimo
era ormai adolescente, il padre morì e lo lasciò erede di tutti i suoi beni. Giovanna, rimasta
vedova, si ritirò col figlio in una tenuta di campagna come era usanza in quel tempo. Essendo
le due tenute, quella di Federigo e quella di Giovanna, poco distanti tra loro il figlio della
donna ebbe l’opportunità di conoscere Federigo. Il ragazzo vedendo volare il falcone di
Federigo desiderò spesso di averlo ma non ebbe mai il coraggio di farsi regalare l’unica cosa
cara rimasta al pover’ uomo.
Accadde un giorno che il ragazzo si ammalasse e, alle continue domande della madre che
voleva sapere se c’era qualcosa che egli desiderasse avere in regalo, egli rispose che gli
sarebbe piaciuto il falco di Federigo. Monna Giovanna sebbene desiderasse la gioia del figlio
malato, rifletté a lungo prima di andare a chiedere il falcone a Federigo; alla fine, vincendo in
lei l’amore materno, si recò con un’amica a casa di Federigo. Questi la accolse felice di poter
invitare a pranzo presso di lui la donna che tanto aveva amato e che amava tuttora.
Purtroppo però la sfortuna lo perseguitava ancora poiché, non sapendo cosa offrire alle due
donne, pensò di far cucinare proprio il suo falcone nonostante il fatto che vi fosse tanto
affezionato. Dopo il pranzo Giovanna ritenne che fosse arrivato il momento di fare la richiesta
a Federigo e così, con profonde scuse ed insieme con gran dignità, ella gli spiegò il motivo
della sua visita. Federigo, saputolo, si rammaricò moltissimo e spiegò alla donna come, non
sapendo cosa offrirle di meglio, avesse ucciso il suo adorato falco.
Appunti di Livia Satriano
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